Inquinamento luminoso
I campi di intervento di Studio Progetto Ambiente relativamente all'inquinamento luminoso sono i seguenti:
* Mappatura delle aree sensibili all’inquinamento luminoso e identificazione ambiti di attenzione.
* Monitoraggio dell’inquinamento luminoso presente in aree sensibili
* Scelta di specie vegetali arboree, arbustive o semine resistenti alla luce artificiale notturna
* Verifica in sede di SIA o di analisi ambientale delle variazioni di condizioni di illuminazione naturale notturna in prossimità di aree SIC, ZPS e degli effetti sulle specie biotiche residenti
* Analisi e progettazione degli interventi di schermatura vegetale o artificiale finalizzati al contenimento dei surplus di illuminazione artificiale
Con il termine di inquinamento luminoso si indica l’alterazione dei normali livelli di luminosità notturni causati dall’illuminazione artificiale; tale alterazione, oltre ad avere ripercussioni sugli aspetti sociali ed economici, si manifesta anche a carico della componente biotica, ossia sulle specie vegetali e animali.
L’inquinamento dell’ambiente naturale è un problema annoso che ormai ha raggiunto livelli spropositati portando a conseguenze devastanti in qualsiasi parte del pianeta. Tra le maggiori fonti di inquinamento vi sono sicuramente le sorgenti chimiche che provocano innumerevoli effetti in ogni matrice ambientale. Non meno trascurabile è l’inquinamento da rumore e vibrazionale che negli ultimi anni ha ricevuto particolare attenzione. Tuttavia sempre più attenzione sta ricevendo in questi anni l’inquinamento luminoso e le problematiche connesse soprattutto in termini di effetti sull’ambiente naturale. Infatti negli ultimi 150-200 anni l’illuminazione artificiale ha repentinamente creato condizioni di luminosità notturna profondamente diverse da quelle naturali è. L’alterazione interessa gli ambienti terrestri e quelli acquatici, con conseguenze ad ampio spettro. È inoltre da aggiungere che ancora pochi sono gli studi circa gli effetti della luce artificiale sugli organismi animali dato il recente interessamento a questo tipo di problematica. Gli ecologi hanno studiato a lungo tempo il ruolo cruciale della luce naturale nel regolare l’attività biologica delle varie specie animali (ritmi circadiani) e soprattutto le interazioni tra specie, ma raramente hanno investigato sugli effetti della luce artificiale nelle ore notturne. L’inquinamento luminoso ha effetti dimostrabili sul comportamento di diversi organismi animali. Complessivamente questi effetti derivano da cambiamenti nell’orientamento o disorientamento e nell’attrazione o repulsione da ambienti altamente luminosi che a loro volta alterano il foraggiamento, la riproduzione, la migrazione e la comunicazione.
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Normativa
A livello internazionale e nel resto del mondo le attività in merito al contenimento dell'inquinamento luminoso si differenziano da paese a paese in quanto non esiste tutt'oggi una linea d’azione comune.
In Italia attualmente non esiste una legge di indirizzo, promozione e coordinamento generale dell’attività di progettazione, produzione, installazione ed uso degli impianti di illuminazione esterna, pubblici e privati. I vari disegni di legge che sono stati presentati nelle precedenti legislature, mai approvati, consideravano esigenze di tipo energetico correlate al Piano Energetico Nazionale e di tutela delle attività di ricerca astronomica svolte dagli osservatori e miravano a prevenire e ridurre l'inquinamento luminoso, ridurre conseguentemente i consumi energetici e tutelare dall'inquinamento luminoso i siti degli osservatori astronomici e astrofisici.
Sebbene non esista ancora un testo di legge nazionale condiviso fra i vari operatori di settore (progettisti, produttori, e associazioni che si adoperano per la protezione del cielo notturno), a livello regionale alla data di ottobre 2008 erano ben 17 su 21 le regioni ad essersi dotati di testi di legge che a vario titolo e in modo variegato interpretano l'esigenza di salvaguardare il cielo notturno e di promuovere, in taluni casi, il risparmio energetico. Tra il 2008 e il 2013 altre 3 regioni (Sicilia, Molise e Alto Adige) hanno adottato leggi regionali e solo la Regione Calabria ne è ancora sprovvista.